In Via Gesù e Maria delle Trombe è nato Padre Annibale il 5 luglio 1851.
Dal 1934 la via è intitolata a San Giovanni Bosco.
A pochi metri di distanza si trovava la chiesa di S. Maria della Provvidenza e Parrocchia di S. Lorenzo dove il piccolo Annibale Maria fu battezzato il 7 luglio 1851.
Cenni storici
Via Gesù Maria delle Trombe era così chiamata per due motivi:
il primo perché in essa si erano costituiti pubblici doccioni (trombe) che conducevano l’acqua nei vari rioni della città;
il secondo motivo perché la via prendeva il nome dalla chiesa di “Gesù e Maria delle Trombe”, la più ricca e più antica dell’omonima Congregazione fondata da P. Antonino Fermo, personalità illuminata e santo (1574-1636)
Nel 1905 Mons. Letterio D’Arrigo aveva richiamato a Messina i Camilliani, ai quali aveva affidato la Chiesa e i locali di Gesù e Maria delle Trombe. Col terremoto tutto andò distrutto.
La Chiesa fu distrutta dal terremoto del 1908 e nel 1918 ricostruita, ma rimpicciolita rispetto alla precedente.
Fino al terremoto del 1908 la Chiesa di Gesù e Maria delle Trombe era tra le più grandi e belle di Messina.
Era officiata dalla Confraternita di “Gesù e Maria” variamente diffusa nella città.
Dopo il terremoto fu ricostruita solo in parte nella navata centrale e attualmente ospita il Bambinello di cera che lacrimò il 23 febbraio 1712.
P. Annibale abitava a due passi da questa Chiesa essendo nato in Via Gesù e Maria delle Trombe.
Gesù Bambino lacrima a Messina
Una statuetta di Gesù Bambino ha pianto a Messina nel 1712.
La prima lacrimazione risale al 23 febbraio 1712 e si verificò alle ore 20:00 circa, in casa del Can. Domenico Rizzo.
A Giovanni Rossello, “peritissimo in cera e stucco”, era stata commissionata una statuetta di Gesù Bambino che serviva per l’inaugurazione del presepe nella Chiesa di S. Gioacchino il prossimo 25 dicembre.
La data era imminente, ma l’opera non era pronta.
Fu allora affidato allo stesso artista il compito di ripulire un Bambinello di cera del 1672 che il P.D. Fabris aveva in casa.
Ciò avrebbe consentito l’inaugurazione del presepe già pronto con tutti gli altri personaggi.
Il fatto prodigioso
Il Can. Rizzo, rincasando tardi la sera del 23 febbraio, si accorse che il Bambinello stava versando delle lacrime e che dopo averle asciugate, ricomparivano.
Il sacerdote fu molto colpito dal fenomeno. Con lui c’erano due sacerdoti, Giuseppe Saccardo e Antonio Ferrara, le quattro sorelle del canonico, la madre, il cognato e alcuni suoi nipoti.
Fu informato il P. Fabris il quale, non potendosi muovere, a causa dell’ora, ordinò che il Bambinello fosse trasportato nella Chiesa di S. Gioacchino e conservato nel tabernacolo vuoto dell’altare del Crocifisso.
Quella notte vegliarono il Bambinello il Can. Rizzo e il Sac. Ferrara.
Il giorno dopo, 24 febbraio, giunse P. Fabris che, indossando cotta e stola, prelevò dal tabernacolo il Bambinello e si accorse che lacrimava ancora. Fu molto impressionato e fece osservare il fenomeno ai presenti “i quali punti di commozione e di dolore si misero in ginocchio a piangere”.
Dopo quest’altra manifestazione P.D. Fabris asciugò le lacrime del Bambinello, lo richiuse nel tabernacolo e portò le chiavi a Mons. Migliaccio, arcivescovo del tempo, informandolo dell’accaduto.
Il popolo già così sensibile alla devozione verso il “Bambinello” si appassionò moltissimo al fatto e chiese che l’autorità ecclesiastica si pronunciasse sul fenomeno.
Infatti il 12 luglio seguente, per ordine dell’arcivescovo, il Bambinello fu riportato alla chiesa di S. Gioacchino, per iniziare il regolare processo per l’autenticità della “lacrimazione”.
Il processo si chiuse il 1° novembre 1712 con voto unanime: “Le predette lacrime furono vere e miracolose”.
I messinesi accolsero con grande gioia la notizia della sentenza del Consiglio Diocesano e la Chiesa di S. Gioacchino divenne meta di pellegrinaggi per venerare il Santo Bambino che aveva lacrimato.
In occasione della solenne consacrazione della Chiesa di S. Gioacchino il Senato di Messina fece voto di visitarla come fosse Betlemme, la mattina del 23 febbraio di ogni anno “anniversario del miracoloso portento”, e di prendere l’Eucarestia e offrire al Bambino un cero di venti libbre.
Questa tradizione si è mantenuta fino al 1860.
Intanto il Bambinello era stato conservato e sigillato dall’arcivescovo dell’epoca in un’urna dorata, opera dell’artista Juvara, e fatto oggetto di una devozione continua.
Nel terremoto del 28 dicembre 1908 la piccola statua di cera, lunga appena 23 cm., rimase indenne e dopo il recupero fu consegnata all’Arcivescovo Mons. Letterio D’Arrigo che il 23 febbraio 1911 nella cattedrale-baracca ripristinò pubblicamente il culto al S. Bambino, già presente nella Chiesa di S. Gioacchino distrutta dal territorio.
Il 23 febbraio 1912 fu celebrato a Messina il Centenario della lacrimazione del Bambinello.
Per l’occasione in Cattedrale il prodigioso simulacro fu esposto alla venerazione dei fedeli dal 23 al 25 febbraio 1912.
Continuò così la devozione di onorare il Bambinello il 25 di ogni mese con l’esposizione dell’effigie e la benedizione eucaristica.
Attualmente il Bambinello si trova nella Chiesa di Gesù e Maria delle Trombe in Via S. Giovanni Bosco, accanto alla Cattedrale archimandritale del SS. Salvatore.