Dal libro del profeta Abacuc
Ab 1,2-3;2,2-4
«Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».
La fede solleva noi tutti dall’oppressione usata dalla violenza che costringe la parola, arresta i passi, adombra la luce che proviene dal futuro.
È purtroppo minima la differenza tra il periodo vissuto dal Profeta Abacuc, durante l’oppressione subita dal popolo d’Israele ad opera dei Caldei, e la sete di pace avvertita dai popoli nel presente.
Anche oggi alziamo il grido “violenza!” e imploriamo Dio a non restare spettatore, ma intervenire affinché ciascuno possa alimentare “sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi” – come si legge nella Lettera Enciclica “Ecclesiam suam” (6 agosto 1964) di Paolo VI.
No all’individualismo, no ad un’economia asservita al potere del denaro, no allo spreco delle risorse naturali che accresce la disuguaglianza.
No alla speculazione che degrada l’anima e acceca la vista della ragione.
Basterebbe incidere la visione sulle tavolette, vale a dire impegnarsi con lo spirito di un missionario nelle intemperie della vita, perchè “soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede”.