Primo Settembre, 17ª Giornata per la Custodia del Creato

Salzano
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Il Signore risponde alle nostre preghiere
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Primo settembre, 17ª Giornata per la Custodia del Creato

«Prese il pane, rese grazie» (Lc 22,19)

Il 26 novembre 1916, Padre Annibale tenne il discorso per l’inaugurazione di un mulino accanto all’Orfanotrofio di San Pier Niceto, evitando che la cittadinanza dovesse trasportare lontano il suo grano per la molitura.

C’era la guerra e le restrizioni erano estreme.

Pronunciava Padre Annibale:

«[…] Il grano frumento rappresenta la benedizione di Dio, è il segnacolo più confortante ed espressivo della divina Provvidenza.

I sacchi pieni di questo benefico frutto della gran madre terra, che vanno e vengono da un mulino, che in pochi quarti d’ora passano allo stato di farina ed indi a quello di pane, non possono lasciare indifferente il cristiano che in tutto deve vedere il beneficio della Divina Provvidenza […]»

Anche oggi perversa la guerra, ma si tratta di una guerra a scacchiera che copre zone disseminate nel mondo.

Mentre il grano frumento se da una parte continua a rappresentare la benedizione di Dio, quella Divina Provvidenza, predicata da Padre Annibale, oggi necessaria all’umanità anche per la Custodia del Creato che grida aiuto; dall’altra parte è oggetto di ricatti politico-economici, forse trascurando quanto grave sia diventata la crisi alimentare in alcuni Paesi.

«Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo:

«Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me».

Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo:

«Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».

(Luca 22,19-20)

Ogni 1° Settembre ricorre la Giornata per la Custodia del Creato, ideata dalla Conferenza Episcopale Italiana con le altre Chiese europee per promuovere la tutela dell’ambiente, tema centrale anche nell’Enciclica Laudato sì.

Quest’anno ricorre la 17ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato che è incentrata sul tema «Prese il pane, rese grazie» (Lc 22,19).

Nel messaggio che accompagna anche il tempo del Creato (1° settembre – 4 ottobre 2022), si legge:

Quante cose sa dirci un pezzo di pane! Basta saperlo ascoltare.

Purtroppo il pane ci sembra scontato: è talmente «quotidiano» da non attirare il nostro sguardo.

Non si apprezza, si usa; non si guarda, si mangia.

Lo consumiamo automaticamente, senza badarci.

In comunione con la Chiesa che è in Italia e che a Matera si prepara a celebrare il Congresso Eucaristico Nazionale dal titolo:

«Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale», con la 17a Giornata per la Custodia del Creato desideriamo sottolineare alcuni aspetti fondamentali del pane, mettendoci in ascolto del Signore.”

Sono quattro i momenti di riflessione che evocano i sentimenti di gratitudine per quanto sia donato e condivisione lungo il cammino della vita. 

«Prese il pane…»

Il pane è dono della terra, allo stesso modo di Gesù nel dire che il pane è il “suo corpo” si lascia spezzare “affinché l’uomo e l’intero cosmo ritrovino un’armonia possibile e siano insieme trasfigurati nel frutto della redenzione”.

«Rese grazie…»

Una volta che Gesù abbia preso il pane nelle sue mani, rese grazie, come ciascuno di noi rimane l’esito di esperienze condivise mai solitarie nel sordo egoismo.

Tutte le volte in cui si perde il valore della gratitudine, allora l’umanità dimentica la ricchezza proveniente dall’altro e dalla natura che ci ospita e sfama, tale da preferire la guerra al dialogo, la distruzione delle risorse alla sostenibilità.

«Lo spezzò…»

Condivisione e gratitudine e non egocentrismo e pretesa che tutto sia scontato.

Il pane è quotidiano solo per chi non conosca la fame nel corpo e nell’anima, ancora più dolorosa nei morsi quando si accompagna all’emarginazione sociale e alla lontananza dalla fede.

«Lo diede»

Riceviamo dalla terra per condividere, per diventare attenti all’altro, per vivere nella dinamica del dono. Riceviamo vita per diventare capaci di donare vita. […]”.

Così spiega il messaggio dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e dalla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo.

Re-impariamo ad ascoltare, iniziando dall’ascolto del Creato che ci chiede aiuto.

Re-impariamo ad ascoltare l’altro, iniziando ad evitare di nasconderci dietro l’indifferenza, corrosiva innanzitutto di noi stessi, diventando miopi rispetto al futuro, patrimonio di tutti.

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