La carità di Sant’Antonio

Domenica 8 maggio 2022, la 59a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni
04/05/2022
Elena
04/06/2022

“È il pane che nutre il corpo e dà sollievo all’anima
è il pane della pace compassione e ascolto
è il pane della preghiera.”

Da qualche tempo l’atrio dell’Istituto Antoniano di Messina è impreziosito da una tela dal titolo “La carità di Sant’Antonio”, dipinto da Giulia Zeisel, restaurato da Michele D'Avenia e donato dalla famiglia Manganaro.
Giulia Zeisel, pittrice di Pola, sposa nel 1927 lo scultore Italo Ciampolini con cui ne condivide il percorso artistico articolato tra Milano e Roma.
L’artista espose alla galleria milanese Il Milione nel 1933. L’opera propone un ideale scambio temporale tra passato e presente, suggerendo memorie e
riflessioni sulla carità di Sant’Antonio. Il quadro si presenta come una “prosa iconica” composta dagli sguardi protagonisti nello scenario pittorico-narrativo: lo sguardo supplice e riconoscente della figura femminile e quello di Sant’Antonio rassicurante e in ascolto del dolore.

La composizione caravaggesca dai toni caldi e chiaroscurali è incentrata sulla forza comunicativa dell’incontro delle mani: quella destra del Santo dei miracoli porge del pane alla mano sinistra della vecchina, immaginati da Giulia Zeisel tra portici immersi in un paesaggio quasi onirico.

Il 13 giugno viene distribuito il “pane di Sant’Antonio” in ogni chiesa dedicata a Sant’Antonio.

E quest’anno non può che avere un significato più profondo, pensando alla “guerra del grano” scaturita dall’invasione dell’Ucraina. Le guerre fratricide e le strategie geopolitiche hanno trasformato persino il pane in oggetto di ricatto, amplificando l’allarme fame in Paesi già in sofferenza alimentare. Oggi più che mai il pane di Sant’Antonio è simbolo di comunione, condivisione e pace da chiedere in preghiera.

La storia del pane di Sant’Antonio

La devozione del pane di Sant’Antonio, del pane dei Poveri, è sorta a Padova nel secolo XIII, dopo un miracolo attribuito a Sant’Antonio nei confronti di Tommasino, un bambino di venti mesi morto soffocato in una pila d’acqua nei pressi della Chiesa di Sant’Antonio e restituito vivo alla madre, che aveva pregato il Santo e promesso tante misure di grano quanto era il peso del bambino. La benedizione secondo il peso del bambino, dopo una pausa nel XVI secolo, riprese nell’800 grazie all’opera dei missionari e all’emigrazione nelle Americhe. Durante l’estate del 1887 a Messina, mentre infieriva il colera, il Quartiere Avignone soffriva anche la fame.

Fu allora che la nobildonna Susanna Consiglio promise una somma di denaro perché si “comprasse pane per gli orfanelli del canonico Annibale Maria di Francia a onore di Sant’Antonio”, se lei e la sua famiglia fossero rimasti indenni dal contagio. Terminata l’epidemia del colera, nell’ottobre del 1887, la signora Consiglio sciolse il voto e,
in forma anonima, tramite il suo domestico, inviò la somma promessa di 60 lire a Padre Annibale, spiegando il fine benefico.
Quindi, le offerte si ripeterono con la specifica Pane per orfani di Sant’Antonio di Padova. Padre Annibale sensibilizzò la devozione antoniana quando venne a sapere di un miracolo simile nel 1890 a Tolone, ad opera della signorina Luisa Bouffier.
Il Canonico del Quartiere Avignone iniziò ad indicare Sant’Antonio di Padova come miracoloso intercessore verso Dio, tanto che la prima Chiesa in muratura, edificata dopo il
terremoto del 1908 da Padre Annibale, è il Tempio della preghiera per le Vocazioni meglio conosciuto come Basilica Santuario di Sant’Antonio.
L’opera di Giulia Zeisel è fortemente attuale nel riproporre la forza dello “sguardo” non indifferente ma compassionevole e misericordioso.
«Non darmi povertà o ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo di pane, perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica:
“Chi è il Signore”, oppure, ridotto all’indigenza, non rubi e abusi del nome del mio Dio».
(Pro 30,8-9)

Il pane della Parola di Dio che nutre l’anima è il pane che nutre il corpo.

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